Qualche milione di anni fa vivevo in Spagna. Lì conobbi un un tipo che mi mise al corrente dell’opera di Leo Ferrè; in particolare mi segnalò una canzone intitolata Comme à Ostende.
Oggi in Trentino splende il sole, la luce inonda l’ufficio, tutte le cose fa brillar e la temperatura è primaverile; di conseguenza, il contenuto di quella canzone mi è venuto alla mente e ve ne faccio dono; coi mezzi moderni messi a disposizione della porzione fortunata di umanità, mi vien da consigliarvi di scaricarla e di ascoltarla attentamente.
Per i meno preparati in idiomi stranieri che, come me, non conoscono il francese, faccio un piccolo, raffazzonato riassunto del testo. Non me ne vogliano i puristi.
Beati coloro che conoscono il francese. Au revoir.
A ridosso del mare un signore che si sente "vecchio come l’inverno" osserva la cameriera diciottenne che lo serve e rimpiange la propria gioventù. I colori della scena non sono definiti ("né grigio, né verde") e l’autore si domanda se, quando sulla città cade la pioggia, davvero sia uitle e soprattutto se ne valga la pena, di "vivere questa vita". Poi parte "verso il suo destino" ma, improvvisamente, un odore di birra e di fritto lo attira in una bettola. In quel luogo, prosegue, "c’erano dei tizi che bevevano", parlavano a voce alta e "la birra vi veniva data molto prima di averla chiesta". Successivamente, alcuni avventori, assieme al protagonista, si inoltrano nella cittadina, passando davanti alle "vetrine" delle prostitute: sono tutti molto su di giri quando, all’improvviso, giunge inaspettato un suonatore di fisarmonica che esegue una melodia talmente struggente (ma non è il termine esatto) che tutta la banda si disperde ed ognuno prende una via differente. La canzone si conclude così:
"Si sono perduti, si sono perduti, come a Ostende e come dappertutto, quando sulla città cade la pioggia e ci si chiede se sia uitle e soprattutto se valga la pena, se davvero valga la pena vivere questa vita".
Comme à Ostende
On voyait les chevaux d’la mer
Qui fonçaient la têt’ la première
Et qui fracassaient leur crinière
Devant le casino désert
La barmaid avait dix-huit ans
Et moi qui suis vieux comm’ l’hiver
Au lieu d’me noyer dans un verr’
Je m’suis baladé dans l’printemps
De ses yeux taillés en amande
Ni gris ni verts, ni gris ni verts
Comme à Ostende et comm’ partout
Quand sur la ville tombe la pluie
Et qu’on s’demande si c’est utile
Et puis surtout si ça vaut l’coup
Si ça vaut l’coup d’vivre sa vie
J’suis parti vers ma destinée
Mais voilà qu’une odeur de bière
De frites et de moul’s marinières
M’attir’ dans un estaminet
Là y avait des typ’s qui buvaient
Des rigolos des tout rougeauds
Qui s’esclaffaient qui parlaient haut
Et la bière on vous la servait
Bien avant qu’on en redemande
Oui ça pleuvait, oui ça pleuvait
Comme à Ostende et comm’ partout
Quand sur la ville tombe la pluie
Et qu’on s’demande si c’est utile
Et puis surtout si ça vaut l’coup
Si ça vaut l’coup d’vivre sa vie
On est allé, bras d’ssus, bras d’ssous
Dans l’quartier où y a des vitrines
Remplies de présenc’s féminines
Qu’on veut s’payer quand on est sôul
Mais voilà que tout au bout d’la rue
Est arrivé un limonair’
Avec un vieil air du tonnerr’
A vous fair’ chialer tant et plus
Si bien que tous les gars d’la bande
Se sont perdus, se sont perdus
Comme à Ostende et comm’ partout
Quand sur la ville tombe la pluie
Et qu’on s’demande si c’est utile
Et puis surtout si ça vaut l’coup
Si ça vaut l’coup d’vivre sa vie